lunedì 16 marzo 2015

Love/Hate


LOVE/HATE (2010- )



 


Ideatore: Stuart Carolan

Attori:
Tom Vaughan-Lawlor, Killian Scott, Peter Coonan, Aidan Gillen


Paese: IRLANDA


Chiariamo fin da subito che è un caso del tutto fortuito la pubblicazione di una recensione su una serie irlandese a un giorno da San Patrizio. No sul serio, non è una di quelle operazioni becere di marketing, tipo la pubblicità delle armi da fuoco poco prima di una guerra civile o tunnel spazio-temporali poco prima della fine del mondo. Lo so cosa state pensando, lo so: "si sta arrampicando sugli specchi". Davvero, credetemi, non è così. Davvero.
Vi odio.

In ogni caso sì, la serie di cui si scrive è irlandese e la cosa non può che far piacere. Non per San Patrizio ma perché quando un Paese che non è uno dei soliti a farlo, sforna una serie degna di nota si ha sempre qualcosa di diverso da quanto visto in precedenza. Non nel senso di sceneggiature mai lette, è chiaro, ma diverse da un punto di vista fondamentale quale è quello della resa scenica. Per forza di cose un qualsiasi prodotto artistico risente delle proprie radici, anche quando cerca di allontanarsene. I codici estetici, i ritmi narrativi, finanche gli aspetti più tecnici sono figli della cultura a cui appartengono. Love/Hate non si distacca, fortunatamente per noi, da questa sorta di regola non scritta e si presenta al pubblico, nel 2010, con una personalità tutta sua, che ricorda tanti altri prodotti, e televisivi e cinematografici in senso stretto, ma che riesce ciononostante a rendersi fin da subito riconoscibile e restare fedele a se stessa durante tutte le cinque stagioni andate in onda (una sesta è in lavorazione, ma la si potrà vedere solo nel 2016).


La Dublino raccontata da Stuart Carolan, creatore della serie, è quella vista attraverso gli occhi di una banda criminale capace sì di imporsi all'interno della loro porzione di città, per intenderci, ma non abbastanza organizzata e pericolosa al punto di poter non temere le realtà criminali più grosse di loro. Gli occhi attraverso cui viene filtrata la città sono di conseguenza anche quelli di coloro che le ruotano attorno, di amici e famigliari. Il ritratto restituito, come è facile immaginare, è sporco e maleodorante, quello di una Dublino ai margini, alle prese con piccoli furti e spaccio di droga, rivalità e scontri, cadaveri e ritorsioni. Ciò che è davvero interessante, però, è che ad essere sporca e maleodorante è anche la resa scenica. Si è lontani dall'eleganza e dalla finzione che caratterizzano altre serie simili per temi e sviluppo. Qui c'è un realismo assai accentuato, grigio e ben lungi anche solo dalla possibilità di risultare affascinante agli occhi dallo spettatore. Un esempio rende questa differenza alla perfezione, ossia il cofronto tra Sons of Anarchy e Love/Hate: c'è un momento in cui i motociclisti più famosi della tv approdano in quel di Belfast e tutto è bellissimo, dalle distese verdi alle atmosfere, passando per la colonna sonora irlandese e incazzata che li accompagna. Al termine ti ritrovi su una moto in partenza per l'Irlanda con l'unico obiettivo di andare a tirare cazzotti a caso. Poi però vedi l'Irlanda di Love/Hate, ti fermi a metà strada e decidi di tornare indietro senza pensarci due volte. La differenza è qui, come si scriveva qualche riga più su, è nella resa scenica. SOA è l'emblema della finzione cinematografica, questa è tutto l'opposto. Al punto da non essere nemmeno paragonabili in realtà; il confronto tra le due, infatti, aveva l'unico scopo di sottolineare ulteriormente quale sia il tratto distintivo di Love/Hate. Evidentemente Carolan conosce bene la realtà raccontata e non a caso al termine il realismo è l'aspetto che più resta e più si apprezza del suo prodotto televisivo, tanto che alcuni l'hanno definita il The Wire irlandese, anche se dalle vette raggiunte da The Wire siamo in realtà assai distanti.
Questo però non significa che non sia riuscita, anzi, è un crescendo che mostra una discreta abilità nell'individuare i propri limiti, correggersi e maturare. La prima stagione è non a caso la più debole, fa più di un passo falso, compie scelte evitabili (tipo quel cazzo di hip hop nella colonna sonora che stona discretamente e le toglie punti) e non gestisce sempre bene i personaggi. La seconda è già nettamente migliore, dalle musiche alla sceneggiatura e fa ben sperare nel prosieguo. Prosieguo che non delude affatto le aspettative e con la terza si assesta sui livelli definitivi che rendono la serie assai degna di nota. La raggiunta maturità è evidente, e nella gestione dei personaggi e del ritmo, l'identità si completa (e pure quel cazzo di hip hop sparisce, grazie a dio) e la serie va avanti senza intoppi fino all'ultima stagione andata in onda.


Per intenderci ulteriormente sullo stile di Love/Hate, o meglio sul tipo realismo della stessa, siamo lontani da quello di The Shield e vicini a quello di Pusher, trilogia firmata Nicolas Winding Refn. Quel tipo di criminalità, in parole povere, che potresti ritrovarti dietro casa. A partire dagli attori che - tranne Robert Sheehan con la sua faccia da One Tree Hill - sembrano spesso far parte effettivamente di una qualche banda criminale da quartierino. Anzi, uno di loro è sotto processo perché ha interpretato un agente sottocopertura nella serie pur essendo stato di fatto un agente sotto copertura per la polizia irlandese.

E' ormai da 5 anni lontana dai riflettori, forse è il caso di riconoscerle qualche merito dandole un'occhiata, nonostante il titolo sia, diciamocelo, abbastanza bruttino.



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